ArchaeoAdWine

Archaeology of Adriatic Wine

Archeologia

La coltivazione della vite e la produzione di vino nell’antichità hanno lasciato un’impronta profonda nei reperti archeologici, dalle tracce del polline di vite, ai vinaccioli, alle tracce nel terreno delle fosse e delle trincee di coltivazione, dalle roncole da potatura e da vendemmia, alle strutture e agli strumenti per la vinificazione, fino ai vasi di terracotta e alle botti di legno per la fermentazione e la conservazione, cui si univano anche le anfore per la commercializzazione.

Nell’ambito del progetto ArchaeoAdwine, nel territorio dell’Adriatico settentrionale per il periodo romano e tardoantico sono stati inventariati e analizzati 62 siti con testimonianze archeologiche relative alla viticoltura e alla vinificazione. L’obiettivo era quello di acquisire una conoscenza più approfondita delle evidenze materiali della viticoltura regionale e di valutare i tipi di strutture e processi che caratterizzavano la vinificazione in questa parte dell’Italia romana

Questa prima indagine sui segni archeologici delle pratiche viticole nell’Adriatico settentrionale ha rivelato una vivace scena vinicola, soprattutto nella valle dell’Adige, in Valpolicella, intorno ad Aquileia e lungo la Via Emilia, con caratteristiche materiali distintive, tra cui il probabile uso massiccio del legno nella costruzione dei torchi e la combinazione di dolia e botti per la vinificazione e la conservazione a seconda anche dei dati climatici. Soprattutto nelle valli inferiori e nell’ampia pianura padana fino alla costa, queste strutture operavano all’interno di un paesaggio viticolo spesso caratterizzato dall’uso di alberi ospiti per la coltivazione e la potatura delle viti, all’interno di campi agricoli misti.